Scritto da Don lavio Ferraro Lunedì 23 Dicembre 2013
Da Natale, da dove l’infinitamente grande si fa infinitamente piccolo, i cristiani cominciano a contare gli anni, a raccontare la storia. Questo è il nodo vivo del tempo, che segna un prima e un dopo. Attorno a esso danzano i secoli e tutto cambia.
La Bibbia conta i giorni a partire dalla sera, dall’apparire della terza stella (e fu sera e fu mattino, primo giorno); il giorno è in viaggio dalla tenebra verso la luce, dal tramonto verso una speranza di sole, così come il viaggio dell’esistenza va verso un di più di vita e chiama salvezza. Nella Bibbia il tempo è talmente importante da costituire, insieme al corpo, lo spazio privilegiato dell’incontro con Dio. Al tempio Dio preferisce il tempo, il quotidiano, dove l’abbraccio può essere senza interruzione. Anche nella Chiesa le feste liturgiche sono come delle cattedrali innalzate a Dio dentro il tempo anziché dentro lo spazio, sono come stele erette negli incroci dei giorni, anziché agli incroci delle strade. In esse convergono le trasversali del tempo: il passato, l’evento della Pasqua di Cristo, è reso presente, il futuro è annunciato. Quasi un cortocircuito del tempo, dove la storia si abbrevia nell’istante; una condensazione dell’eterno, dove il fluire del fiume di fuoco è tutto nella scintilla. Avvento è parola che nella sua radice significa venire accanto, farsi vicino. È il tempo in cui tutto si fa più vicino: Dio all’uomo, l’altro a me, io al mio cuore. È sempre tempo d’Avvento, sempre tempo di abbreviare distanze, vivendo attesa e attenzione. Attesa: di Dio, di Coluiche- viene, eternamente incamminato verso ogni uomo. Attesa come di madre: la donna sa nel suo corpo, da dentro, cosa significa attendere; è il tempo più sacro, più creatore, più felice. Attendere, infinito del verbo amare. Tutte le creature attendono, anche il grano attende, e le pietre e la notte, tutta la creazione attende un Dio che viene, che ha sempre da nascere. Attenzione: state attenti che i vostri cuori non si appesantiscano (Lc 21,34). Vivere con attenzione, perché «la più grave epidemia moderna è la superficialità» (Raimon Panikkar). Attenti a che cosa? Al cuore, perché è la casa della vita, «la porta degli dei»; attenti agli altri, alle loro domande mute e alla loro ricchezza: e vedremo in loro lo scintillìo di un tesoro. Attenti al quotidiano, eco sommessa dei passi di Dio. Attesa e attenzione sono le parole dell’avvento. Tutta la vita dell’uomo è tensione verso altro, annuncio che il nostro segreto è oltre noi. L’Incarnazione non è finita, ora è il tempo del mio Natale: Dio nasce perché io nasca.
Buon Natale a tutti!
Don Flavio