Scritto da Don Flavio Ferraro Domenica 11 Maggio 2014
Gesù è quel pastore che passa la notte a vegliare, accovacciato all’apertura del recinto di pietre, diventando egli stesso la porta che lascia passare solo chi ha a che fare con le pecore e tiene lontano i nemici, i briganti, i ladri. Le pecore fanno gola a molti, allora come oggi. Noi pecore, spesso, veniamo coinvolte da persone cui non stiamo a cuore. Dai politici che hanno bisogno del voto dei cattolici, come se esistesse un voto dei cattolici! Da alcuni che pensano sempre di coinvolgere i cristiani a diventare gli infermieri della Storia per tamponare le gravi inadempienze di uno Stato ormai allo sbando. Da coloro che pensano di trarre profitto dalla fede, anche economico, ora che il Papa “tira” e sta diventando un personaggio fin troppo amato. Molti, troppi, si avvicinano a noi con seconde intenzioni, a volte, purtroppo, all’interno della stessa Chiesa. Come i devoti del tempo, i sacerdoti e i farisei, che trattavano le pecore come dei beoti da indottrinare e condurre, come persone senza spina dorsale da usare come specchio del proprio ego spirituale. Come chi pensa di ottenere un tornaconto dalle pecore, veri mercenari. Guardate quant’è semplice osannare le parole di papa Francesco. Senza ascoltarle. E i potenti della terra che fanno a gara per esaltarlo senza mettere in pratica una sola delle cose che dice in maniera così diretta e dura? Ma dai! Stiamo sereni, però, Gesù è la porta. Se lo lasciamo vegliare, se diventa lui il criterio attraverso cui giudicare ogni cosa, possiamo restare tranquilli. Gesù cambia immagine: egli è il pastore. Un buon pastore. Uno che sa fare il suo mestiere, che sa dove condurre l e pecore, che le conosce una per una, senza farne un gregge anonimo. Pecore che lo riconoscono quando parla. La voce è la grande protagonista di Gesù risorto. Attraverso la sua voce i discepoli riescono ad entrare nella nuova dimensione in cui Gesù è entrato. Solo ascoltando possiamo riconoscere la sua presenza. Arde il nostro cuore nell’ascoltare le sue parole, oggi e sempre. Diventiamo uditori attenti ed intelligenti della Parola, in essa riconosciamo il nostro pastore. Il nostro cuore non mente: lui solo sappiamo ascoltare perché a lui solo sto a cuore. Non agli altri uomini, non alla società, ma a Dio che, solo, mi ama liberamente. Non è come gli altri, il Signore, mercenari che ci amano per averne un tornaconto, quasi sempre. Ci ama liberamente e amandoci ci rende liberi di amare. Ci ama gratis. Gesù è venuto a chiamarci per nome, per condurci al Padre Chiede ai suoi discepoli un rapporto personale, intimo, coinvolgente. Gesù chiama le pecore per nome e le pecore riconoscono la sua voce, perché è una voce che parla direttamente al cuore, che salva, che riempie, che consola, che scuote, che dona energia, che perdona, che inquieta, che sconcerta, che porta a verità, alla verità tutta intera. Cosa abbiamo da temere? Nessuno ci può strappare dalla mano del Padre. Gioite, cercatori di Dio. Esultate, anime in pena! Rinsaldate le ginocchia vacillanti, gregge di Dio. Non pecoroni, non beoti, non rassegnati, non storditi dal delirio della contemporaneità, ma amati e chiamati per nome, portati a salvezza e libertà dall’Unico che vi conosce! Gioisci, Chiesa di Dio, sogno del risorto, passione dell’incarnato, tormento dei discepoli! Tu Chiesa, capace di Dio, chiamata a vegliare con sincero amore il gregge dell’umanità tu, guardiana, non mercenaria, ansiosa di indicare il Cristo a chi cerca la vita in abbondanza!